In antichità il giglio di Firenze che campeggiava sulla bandiera della città era bianco su sfondo rosso. Le origini di questo simbolo partono, indicativamente, dall'avvento della repubblica fiorentina intorno al 1115. Nel luglio del 1251, quando gli scontri tra ghibellini e guelfi portarono alla cacciata dei primi, il governo guelfo decise di invertire i colori, adottando quelli che tutt'ora sono simbolo della città. In questo modo riuscirono a non privarsi del glorioso emblema, ma al contempo mostrarono un evidente e decisivo cambiamento nel regime politico.
Dante Alighieri riporta nella Divina Commedia il seguente passo:
“Con queste genti, e con altre con esse,
vid' io Fiorenza in sì fatto riposo,
che non avea cagione onde piangesse.
Con queste genti vid'io glorïoso
e giusto il popol suo, tanto che 'l giglio
non era ad asta mai posto a ritroso,
né per divisïon fatto vermiglio”.
(PARADISO, canto XVI)
L'estratto mostra come la città non era ancora stata sconvolta da guerre e dal corteo di lutti che si creavano da guerre civili. La Città era un comune modesto, fatto da gente seria. Con le guerre Firenze conobbe la sconfitta e quindi la propria insegna trascinata capovolta per dileggio dai vincitori. Quindi non poteva succedere quello che successe nel 1251, quando i guelfi decisero di cambiare l'insegna, poiché quella tradizionale era, come abbiamo detto, rimasta ai ghibellini.
Come affermato poco sopra, dal 1251 a oggi, il giglio rosso in campo bianco è il simbolo di Firenze, ma questo stemma dovette resistere a varie pressioni che cercarono di cambiarlo.
Tre furono le persone che provarono a imporre una modifica alla bandiera di Firenze: Gualtieri di Brienne (duca di Atene), Napoleone e Mussolini; come vedremo con soluzioni differenti, ma tutti i tentativi ebbero lo stesso risultato. L'unico tentativo che non riuscì a sostituire neanche temporaneamente l'emblema cittadino fu quello del governo napoleonico che, con il decreto del 13 giugno 1811, ordinò la sostituzione del giglio con “una pianta di giglio fiorito al naturale nascente su prato verde in campo argento sormontato da capo rosso con tre api d'oro” (il capo indicava l'appartenenza di Firenze alle classe delle grandi città dell'impero napoleonico, le cosiddette bonne ville). Ai fiorentini non piacque questa ordinanza e ancor meno il nuovo simbolo imposto. Lo stemma non fu mai preso in considerazione e il provvedimento cadde nel nulla.
Stemma di Firenze proposto dal governo napoleonico nel 1811, mai entrato in vigore.
Se il ritocco di del governo napoleonico non ebbe successo, altre due sostituzioni al contrario modificarono per alcuni periodi lo stemma cittadino.
La prima sostituzione in ordine di tempo fu imposta da Gualtieri di Brienne nel 1342, quando divenuto a furor di popolo signore della città, mutò l'emblema cittadino in un “tricolore” formato: dal giglio di Firenze, dal suo stemma e dalla croce del popolo, sormontati dal capo d'Angiò. Questa nuova bandiera sventolò sul palazzo dei Priori dal 15 ottobre 1342 al 26 luglio 1343, giorno in cui iniziò la rivolta contro il Signore di Firenze che lo porterà a lasciare la città undici giorni dopo.
Questa modifica è riportata all'interno di due croniche:
quella del Villani afferma:
“A dì XV d'ottobre il duca fece nuovi priori, i più artefici minuti, e mischiati di quelli che loro antichi erano stati Ghibellini; e diè loro un gonfalone di giustizia così fatto di tre insegne, ciò fu di costa all'asta l'arme del Comune, il campo bianco e'l giglio rosso; e apresso in mezzo la sua il campo azzurro biliottato col leone ad oro, e al collo del leone uno scudetto dell'arme del popolo: appresso l'arme del popolo in campo bianco e lla croce vermiglia, e di sopra il rastrello del re...”
quella di Marchionne di Coppo Stefani attesta:
“Fece nuovo gonfalone, lo quale aveva tre insegne dentro: 'l'una allato allaste, questa lo campo bianco ed il giglio vermiglio, ed appresso a questa v'era nel mezzo l'arme del Duca, cioè lione a oro in campo azzurro con uno scudetto a colle coll'arme del popolo, e poi appresso l'arme del popolo: campo bianco e croce vermiglia.”
Stemma di Firenze dal 15 ottobre 1342, al 26 luglio 1343.
La terza e ultima variazione fu fatta durante il regime fascista, con il Regio Decreto n. 1440 del 24 ottobre 1933, per mezzo del quale si istituì il capo littorio da adottarsi obbligatoriamente negli stemmi delle province e comuni d'Italia. Questo decreto puntava a inserire il simbolo del partito fascista nella parte superiore di ogni stemma civico. Fu così che per 10 anni l'emblema di Firenze ebbe nella parte superiore il fascio littorio in campo rosso.
Stemma di Firenze durante il periodo fascista
Perché Firenze abbia messo un fiore sull'arme cittadina non lo sapremo mai con certezza. Probabilmente la scelta ricadde su un fiore poiché la fondazione della città, secondo una tradizione, avvenne durante i ludi Florales o Floralia, festeggiamenti romani in onore alla dea Flora per l'avvento della primavera.
Altra ipotesi, più fantasiosa, porta a pensare che la preferenza sul giglio sia da ricondurre la dedica della fondazione di Florentia al dio Marte, divinità che non solo presiede alla guerra, ma che una leggenda vuole sia nata dal contatto di Giunone con un fiore che permetteva di concepire al solo contatto. Un legame con Marte lo si ritrova anche nel nome popolare del fiore: giaggiolo. Questo vocabolo, secondo alcuni, deriverebbe dal latino gladiolus (piccola spada) forma ricordata dall'aspetto delle sue foglie. Più probabile è un'altra versione: in antico il giglio di Firenze, che in botanica riporta il nome di Iris alba florentina, veniva chiamato dal popolo ghiacciolo, per quel suo particolare colore (bianco e leggermente azzurrato) che lo rendeva simile al ghiaccio. L'alterazione subita nel tempo nel parlato ha portato con probabilità il passaggio da ghiacciolo al “moderno” giaggiolo.
Iris alba florentina
Riccardo Mugellini