Nel Cinquecento la cucina italiana si arricchisce di nuovi sapori e nuove tradizioni, anche grazie alle novità gastronomiche che giungono dal Nuovo Mondo. Ovviamente il tipo di alimentazione riflette il reddito della famiglia: nelle case più ricche si fa strada il concetto di presentazione del piatto, con decorazioni di verdure e frutta che vengono aggiunte solo per bellezza, e non consumate.
Tra le famiglie fiorentine benestanti si mangia spesso pollame e selvaggina, ed è di questo secolo l’abitudine di avvolgere le carni in crosta di pane. I più ricchi possono concedersi anche la piacevole novità del costosissimo cioccolato.
I fiorentini poveri invece consumano principalmente tre scarsi pasti al giorno: un pezzo di pane bagnato con il vino la mattina appena alzati, il pranzo (“commestio”) verso le undici e la cena (“prandium”) dopo il tramonto. L’alimentazione per questa classe sociale è molto monotona: il pane senza sale è alla base di ogni pasto. Ad esso si aggiungono economiche verdure (cipolle, fave, cavolo nero) e legumi, che sostituiscono la carne. Quest’ultima viene consumata solo in occasioni speciali, come le festività: quando si ammazzava un maiale si era soliti offrire un po’ di sanguinaccio al vicino di casa in segno di amicizia e come buon augurio.
Fonte: Polo Museale Fiorentino – Uffizi