Arma difensiva di sorte da sempre, il mantello girato intorno al braccio assume nel Rinascimento italiano la dignità di oggetto di studio schermistico.
Considerato in molti ambienti un'espediente da malaffare o solo uno strumento d'emergenza, nondimeno i Maestri di scherma ci hanno lasciato un patrimonio di tecniche dedicate al suo utilizzo sia in strada che in duello.
A Firenze era considerato degno di accompagnare la spada nel duello d'onore, tanto che troviamo indicazioni specifiche per la piegatura ottimale in questo caso nel quale si ha tempo di farlo invece che doversela girare al braccio in qualche modo.
E' significativo leggere di come il gentiluomo dovesse portare la cappa ben allacciata al collo e posata sulle spalle, mentre portarla ad armacollo, cioè drappeggiata sulla sola spalla sinistra e legata sotto l'ascella destra con un fiocco volante, fosse simbolo dell'uomo d'arme, pronto ad utilizzarla in combattimento.
Molto efficace contro armi leggere, che basano la loro letalità sull'affilatezza, la cappa torna utile in una certa misura anche contro lame più pesanti se utilizzata con cognizione.
Incapace di proteggere la mano da un taglio poderoso, la cappa è utilissima per sterzare le punte o per andare a far prese entrando sotto misura alla lama nemica.
Se portata sciolta, può essere usata per confondere l'avversario, lanciata ad accecarlo o sulla sua spada per intrappolarla, tutte manovre che necessitano di un allenamento cosiderevole e una certa sicurezza.