Diversamente dal possente pugnale bolognese, la daga pistolese, che il nome ci dice avere avuto il suo areale privilegiato di produzione a Pistoia, è un pugnale leggero e corto, dalla lama acuminata e dai fornimenti sviluppati.
Lo scopo di quest'arma non è di essere usata da sola, ma di accompagnare la spada da lato a striscia nella mano sinistra, andando a sterzare le stoccate dell'avversario e non a parare indipendentemente i colpi.
I fornimenti sono ben formati, con i bracci d'elsa che escono dalla sagoma per offrire una certa protezione alla mano e per trattenere la lama dell'avversario all'incrocio con il ricasso.
Nello stile di combattimento più moderno, rispetto alla coeva scuola bolognese, che si riscontra a Firenze, il pugnale ha la funzione di spostare la punta della spada avversaria, sia in fase di difesa che di attacco, o di sostituire la propria spada dopo una parata di filo nell'atto di rispondere e contrattaccare.
La fama della qualità di queste lame e dell'eleganza dei fornimenti era tale che restano tracce negli editti ducali del privilegio per i pistoiesi di poter portare il pugnale fin sotto le mura di Firenze, quando tutti gli altri non potevano portare nei dominii della città altro se non la spada, che rimane simbolo inalienabile del nobiluomo.