Di concezione modernissima per la sua epoca, questo tipo di spada si trova prima a Firenze che in regioni più settentrionali, tanto che i reperti museali del nord Italia sono documentati intorno al 1575, mentre già nei testi di scherma fiorentina del 1540 si parla con agio di spade di questa fattura.
La lama assottigliata è più lunga di mezzo palmo rispetto alle spade da lato della stessa epoca ed esalta il gioco di punta.
Il bilanciamento di quest'arma è accuratamente ottenuto sfruttando la leggerezza della lama, poco adatta a menar tagli, e la massa dei fornimenti che fanno sentire meno la necessità di un pomo importante; rispetto alle spade da lato classiche, il punto di bilanciamento è arretrato di qualche centimentro, praticamente all'articolazione degli elsi, sacrificando la potenza al taglio per la precisione nell'indirizzare le stoccate.
L'elsa a tre ponti e tre vie protegge efficacemente la mano dai colpi di taglio, permettendo di combattere con la mano più protesa verso l'avversario a rubare significativamente la misura.
Siamo davanti al primo passo verso la concezione seicentesca dell'elsa a tazza, dove il fornimento chiuso proteggerà completamente la mano dai colpi dell'avversario costringendo però ad una predilezione quasi esclusiva per il gioco di punta.
Quest'arma comporta anche una rivoluzione nell'impostazione dello schermidore, portandolo a profilarsi maggiormente e ad usare con maggiore difficoltà la mano sinistra in ausilio al gioco, causa tecnica della differenziazione nelle armi difensive rispetto allo stile di combattimento della spada da lato classica.
La perizia degli artigiani doveva essersi raffinata a livelli magistrali per comporre lame robuste e slanciate e fornimenti complessi che mantenessero una complessiva leggerezza.