Nel XVI secolo, l'esigenza di portare una spada per il duello in camicia o per le scaramucce in abito nelle strade cittadine fece evolvere il concetto di spada cruciforme di semplice ed economica costruzione verso modelli più raffinati ed elaborati.
La lama a stocco, dai fili convergenti in una punta aguzza invece che paralleli, aveva avuto già la sua affermazione nel secolo precedente, per rispondere all'esigenza di ferire con la punta e non solo di taglio l'avversario che portasse corazzature moderne.
Parallelamente si era affermata anche in campo militare l'impugnatura con l'indice sopra la guardia, o all'italiana, che consentisse un miglior controllo della lama soprattutto nel direzionamento delle stoccate.
Questi fattori combinati insieme portarono alla nascita di questa classe di spade leggere ed agili, che rispondessero alle molteplici esigenze di sfruttare le innovazioni marziali in un contesto in cui l'armatura e soprattutto il guanto d'arme non fossero più presenti.
Se la lama, grazie ad una migliore tecnologia dell'acciaio rispetto ai decenni precedenti, si era allungata e affinata, l'attenzione degli armaioli dovette spostarsi verso i fornimenti di protezione per la mano, non protetta come si diceva dal guanto d'arme quando si parlasse di combattimento in ambiente urbano.
Vengono ideati, nel corso degli anni, vari modelli di complessità crescente e classificabili secondo una logica evoluzionistica.
L'arma focale del primo quarto del XVI secolo non aveva ancora quella lunghezza e quei fornimenti che saranno caratteristiche di armi più tarde, ma costituiva un perfetto connubio tra le esigenze di una scherma poderosa di antica tradizione militare e quelle di uno stile più raffinato della nascente scherma per il duello d'onore.
Sdoganata dall'ambito prettamente militare, fuori quindi dal campo di battaglia, la spada perde da un lato in possanza e pesantezza ma guadagna in agilità e affilatezza, restando un oggetto letale nelle mani di un uomo ben addentro al mestiere delle armi.
Il bilanciamento di un'arma del genere è fondamentale per il suo maneggio; è calcolato attentamente in base alla lunghezza e alla forma della lama, alla dimensione dell'elsa e dei fornimenti e, infine, dalle dimensioni del pomo.
In questo modello di spada da lato il pomo è una lente di acciaio molato, dalla forma particolare per non intralciare il polso durante i "nodi di mano" ma dalla massa equivalente ad un sesto di tutta la spada.
Il bilanciamento che ne scaturisce è ottimale, quattro dita sopra il ricasso, per controllare la lama e dirigere le stoccate in maniera esatta.
Una particolare attenzione è stata posta nella progettazione della lama nella sua porzione prossimale all'elsa.
Per le peculiari manovre della scherma cinquecentesca, è importante che la lama in questa porzione possa resistere altrettanto bene alle sollecitazioni a flessione nel senso dei tagli ma anche nel senso degli sfacci, per poter prendere ferro e gestire il controllo della lama avversaria con manovre di vincolo e svincolo.
Questa è un'evoluzione importante rispetto alle spade più antiche, concepite in maniera più semplice per reggere alla flessione solo nel senso del taglio.
Ancora, l'affilatura di una lama di questo tipo, destinata non a penetrare una corazzatura (nelle sue parti più deboli) ma a ferire un uomo in giubbone, era accuratissima, specie nella porzione distale, vicina alla punta, in modo che un colpo ben assestato ferisse in maniera profonda anche senza imprimere una forza brutale.